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Recensione The Graduate

Film: The Graduate (1967)

Voto: 8/10

Regia: Mike Nichols

Cast: Dustin Hoffman, Anne Bancroft, Katharine Ross.

Lingua: Inglese

“Signora Robinson, sta cercando di sedurmi, vero?”


The Graduate
, tradotto incorrettamente come “Il Laureato” in italiano, è tutt’oggi considerato come uno tra i migliori 100 film americani. Il motivo di tale classificazione fino a poco tempo fa era a me ignoto, dopotutto è un semplice film su un triangolo amoroso, cos’avrà mai di tanto speciale, tanto diverso da migliaia di altri film? Ma, dopo la visione del film, sono riuscita a trovare una risposta: la trama generale del film può sembrare banale, ma è trattata con una tale cura dal punto di vista della mise en scène, della musica, dell’attenzione ai dettagli, che ci scordiamo subito di star guardando un film dalla narrazione ordinaria e ci lasciamo catturare dall’universalità dei temi sviluppati.

The Graduate tratta di un momento molto difficile per Benjamin Braddock (Dustin Hoffman), in quanto deve finalmente decidere cosa fare della sua vita. Lo stress e la tensione lo porteranno a cedere alle avances della Signora Robinson (Anne Bancroft), donna decisa e matura, con cui Ben avvierà una relazione. Ma il suo sguardo viene poi catturato dalla figlia della Signora Robinson, Elaine (Katharine Ross) e Ben si troverà davanti l’ennesima incertezza, l’ennesima decisione da prendere.

Questo film tratta tutto in maniera terribilmente personale e soggettiva: sin da subito ci impersoniamo con Ben. Questo grazie a dei geniali momenti di macchina, da quello effettuato quando Ben è accerchiato da persone che gli fanno domande sul suo futuro, quindi con una macchina tremante che esprime lo stress e l’ansia, all’”under-leg-shot”, un frame rimasto nell’immaginario popolare, ossia la scena in cui la Signora Robinson alza la gamba mostrandola a Ben, una scena in cui sentiamo tutta le tensione sensuale che è possibile sentire.


Devo dire che le inquadrature per me sono il punto forte di questo film: Mike Nichols eccelle in quest’arte, nel saper dove e come puntare la macchina in maniera precisa al millimetro, in modo tale da esprimere esattamente cosa vuole e nella quantità precisa in cui lo vuole esprimere.

Se stiamo parlando di immedesimazione raggiunta grazie alla tecnica si deve fare un doveroso accenno alle canzoni di Simon & Garfunkel, diventati famosi proprio grazie a questo film. Le note di The Sound of Silence sono perfette per rappresentare Benjamin all’inizio del film, durante il fantastico long shot con titoli di testa all’aeroporto: Benjamin cammina, senza sapere dove va, senza sapere il perché, accompagnato solo dal suono del silenzio.

Ora che abbiamo parlato dei tecnicismi, capiamo di cosa parla davvero questo film, poiché non parla di un banale triangolo amoroso, ma è molto di più: Benjamin è tutti noi, futuri, presenti o passati, perché prima o poi chiunque si è trovato in una situazione simile alla sua, una situazione in cui c’è bisogno di prendere una decisione, ma non sappiamo dove girarci, a chi affidarci, veniamo solo schiacciati dall’enorme peso della responsabilità. Proprio questo peso ci porta a compiere decisioni poco sagge allo scopo di distrarci, come fa Ben scegliendo di avere una tresca con la Signora Robinson. Ma quando Elaine entra nella sua vita, Benjamin capisce che forse non dev’essere solo a portare il peso, forse può condividere il suo “bagaglio” e trovare la felicità.

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SPOILER

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Benjamin è in un momento particolare della sua vita, che rende ancora più difficile il fatto di dover prendere una decisione: è nel periodo di passaggio dall’età giovanile all’età adulta. I suoi genitori non lo ascoltano, non ha dei veri amici, crede quindi che l’avere una relazione con la Signora Robinson lo aiuterà a crescere, ma non è così, poiché rimane puramente sul livello fisico. Poi però incontra Elaine, e nonostante i divieti espressamente detti e morali, se ne innamora, perché lei è la prima persona che lo ascolta, con cui riesce a comunicare.

Il finale, almeno fino al momento in cui Ben ed Elaine scappano dalla chiesa, ci lascia con un sorriso sulle labbra: come in un Romeo e Giulietta con il lieto fine, il loro amore proibito riesce a sopravvivere, e felici i due possono ora guardare a un futuro insieme. Ma l’ultimo istante in cui la camera indugia su quella medium close-up ci fa capire che forse non sarà così: i due si guardano senza mai osservarsi negli occhi, sempre con una certa distanza, a volte sorridenti, a volte tristi. Hanno preso una decisione e non possono più tornare indietro da essa, si sono allontanati da un mondo materialistico dove manca la personalità, l’intimità, per far crescere il profondo sentimento che c’era tra loro, ma ora i dubbi sorgono e quel sentimento non è più certo come prima. L’indecisione era il motivo per cui Ben era tanto preoccupato all’inizio del film, ma ora, a giochi fatti, è la decisione, piuttosto, che lo preoccupa, in quanto lui ed Elaine si trovano incontro ad un futuro incerto, senza reti di sicurezza, che dovranno affrontare da soli.

 

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