Film: Parasite (2019).
Voto: 9/10
Regia: Bong
Joon-Ho.
Cast: Song
Kang-ho, Lee Sun-kyun, Cho Yeo-jeong, Choi Woo-shik, Park So-dam, Jang Hye-jin,
Lee Jung-eun.
Lingua: Sud
Coreano.
Questo film può essere definito un capolavoro del maestro Bong Joon-Ho, il quale gli è finalmente valso l’Oscar, riconoscimento ufficiale del suo talento. Il film affronta temi quali la lotta di classe e la scalata verso il potere, già visti in film di Joon-Ho come Snowpiercer. Parasite parla infatti dei Kim, una famiglia povera, composta da madre, padre, figlio e figlia, i quali vivono in un lurido seminterrato, senza possibilità di una vita migliore. La loro situazione è stagnante, senza via d’uscita, finchè a Ki-woo, il figlio, non si presenta una possibilità: dare ripetizioni d’inglese alla figlia della ricca famiglia Park. Questo momento segna l’inizio di un’ascesa sociale per tutta la famiglia Kim, che verranno trascinati da Ki-woo nel mondo della ricchezza e del benessere. Ma non tutto è oro quel che luccica: infatti, accecati dal potere e dall’abbondanza, la famiglia Kim si ritroverà ad avere a che fare con situazioni losche, mantenute all’oscuro della società.
La precisione tecnica di Joon-Ho in questo film è impeccabile: durante la visione saltano all’occhio tantissime “linee di forza”, costituite da specchi, pareti e così via. Altro non sono che il simbolo della disparità sociale: non importa quante occasioni tu possa cogliere, quante scale tu possa salire, rimane sempre la differenza netta agli occhi della società, proprio come una linea. È da notare inoltre, il totale controllo del regista sul set: Joon-Ho infatti ha scelto di non girare in un luogo vero, ma di farlo costruire come un set di uno studio. La casa sfarzosa della famiglia Park è stata costruita appositamente per questo film, e persino l’ambiente circostante è stato “costruito”, grazie all’utilizzo del green screen. Questo ha permesso al regista di sfruttare al massimo gli spazi come più preferiva, senza limitazioni. C’è da notare anche le performance degli attori: non particolarmente “Over the top”, ma comunque ottime, specialmente quella Song Kang-Ho, che mi ha colpito molto per l’intensità del personaggio. In ogni caso, questo è il film da vedere se siete appassionati di regia, più che di recitazione.
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SPOILER
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Per andare in un’analisi più approfondita, per esempio parlando dei motif (Elemento ripetuto), bisogna purtroppo fare degli spoiler sul finale del film. Prima di affrontare il motif dell’odore, parliamo per un momento di un altro elemento molto importante: la pietra ornamentale. La pietra ornamentale è regalata da Min-Hyuk a Ki-Woo proprio all’inizio del film, quando iniziano le fortune/sfortune della famiglia Kim. Min-Hyuk annuncia che la pietra è un portafortuna, e che dovrebbe portare loro ricchezza, ed è infatti questo che simboleggia: la ricchezza. Ki-Woo si lega in particolar modo a quest’oggetto, come vediamo nella scena dopo l’alluvione: l’unico oggetto che prende è proprio la pietra, e anche quando il padre gli dice di lasciar andare, di non avere un piano, la stringe a sé ancora più forte, come per significare che la pietra, quindi la ricchezza, è l’unica cosa che conta per lui, il suo unico piano. Ma, come dice Song Kang-Ho, la vita, i piani, ti si riversano contro, come nella scena in cui Geun-Sae lo colpisce mortalmente proprio con questa pietra. Alla fine, la ricchezza, che i Kim agognavano così tanto, si ritorcerà contro di loro, facendoli sprofondare in una situazione di miseria ancora più vasta.
Parliamo invece ora del motif dell’odore: nel corso del film molto spesso si accenna all’odore dei Kim, da quando il piccolo Da-Song commenta dicendo che il signore e la signora Kim hanno “Lo stesso odore” fino ad arrivare agli insulti dietro le spalle da parte dei coniugi Park. L’odore è associato alla povertà, come per dire che non importa quanto tu salga di classe, l’olezzo di miseria ti rimane sempre. Questo motif è fondamentale, perché è proprio questo che farà andare di matto Song Kang-Ho nell’ultima scena: quando il signor Park va per spostare il corpo di Geun-Sae, in modo tale da prendere le chiavi, per un brevissimo istante si tappa il naso: la puzza è troppa. Song Kang-Ho lo vede, e ripensa a tutte le volte che ha associato quel gesto a lui. Capisce che nonostante tutto, agli occhi della società, lui e Geun-Sae sono la stessa persona, e questa realizzazione lo porta a fare una cosa che Geun-Sae non avrebbe mai fatto: uccidere il signor Park. Uccidendo lui, si differenzia da Geun-Sae, e raggiunge finalmente il livello sociale che voleva. Ma a che prezzo? Sua figlia è morta, e lui sarà costretto a vivere in uno scantinato per il resto dei suoi giorni.
Il finale del film, con Ki-Woo che ci lascia guardando in camera, traspira una profonda amarezza: il significato ultimo di questo film è che la lotta di classe è inutile, che anche se Ki-Woo provasse a liberare il padre dalla prigionia auto-inflitta, non ci riuscirebbe. Il dio denaro è colui che fa girare il mondo, noi umani rispetto a lui siamo futili e possiamo solo piegarci al suo volere.
😍😍😍😍
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