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Recensione "Druk"

Titolo: Druk (2020)

Voto: 8/10

Regia: Thomas Vinterberg

Cast: Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Magnus Millang, Lars Ranthe

Lingua: Danese

"The world is never as you expect" 

La stagione dei premi è iniziata con i Golden Globes dell’1 marzo, e mi ha già lasciata insoddisfatta. Questo perché il film che sto recensendo ora, “Un altro giro” o “Druk” nel danese originale, non ha vinto alcuna categoria. Ovviamente non mi aspettavo che vincesse Miglior Film Drammatico (preso da “Nomadland”), ma almeno Miglior Film Straniero (preso da “Minari”) sì. Quindi ho deciso di fare una “dissezione” di questi tre film, facendo presente lati positivi e lati negativi, per avere la vostra opinione, miei cari lettori. Ovviamente, avendone la possibilità, ho iniziato dal mio film preferito: “Druk”.

Leggendo la trama breve di questo film, ovvero “quattro insegnati decidono di affrontare le difficoltà della vita in maniera atipica, ovverosia avendo sempre una certa quantità di alcool in corpo, seguendo le regole di un esperimento”, Druk sembra solo l’ennesimo film che vuole trattare il tema della dipendenza, in questo caso dell’alcolismo: vedremo dei volti allegri, poi delle situazioni imbarazzanti, dei volti tristi, lezione imparata. E forse lo sarebbe stato, ma il destino ha seguito delle altre trame: quattro giorni dopo l’inizio della produzione la figlia del regista Thomas Vinterberg è stata uccisa in un’incidente d’auto. Con un enorme forza di volontà il regista si è alzato e ha deciso che questo non sarebbe stato un semplice film sull’alcolismo, ma sullo slancio vitale che deve muovere tutti noi.

Oltre alla forza di spirito che Thomas ha messo in questo film, ha messo anche tanto passione e tecnica: il film ha una visione, in superficie, abbastanza semplice: capiamo subito chi sono i 4 protagonisti, capiamo anche dopo il loro primo incontro che l’alcool sarà il tema di questo film, e capiamo dopo un buon svolgimento della storia, quali saranno i loro fati. Ma visto con occhio più attento, il film di Vinterberg è pieno di particolari, grazie all’attenta regia. Ci sono tantissimi motif che ci aiutano a capire l’andazzo del film, a trarre le nostre conclusioni ben prima di quando le trae il film. Ed è anche per questo che la scena finale è così perfetta: occhio attento o no, gli ultimi 3 minuti fanno scordare di tutto ciò che ci circonda, per invitarci a partecipare insieme ai protagonisti a questa esaltazione della vita. Sequenza bellissima, che si svolge sotto i nostri occhi al ritmo di “What a Life” degli Scarlet Witch, motivetto che vi rimarrà in testa per settimane, e che purtroppo non è stato candidato agli Oscar per Miglior Canzone.

Altro lato positivo di questo film è sicuramente l’interpretazione di Mads Mikkelsen, che ha confermato per l’ennesima volta una mia teoria: dovesse interpretare anche un comodino, sarebbe comunque il protagonista assoluto della scena. I miei occhi erano appiccicati allo schermo quando lui appariva, e devo ammettere che ha avuto un’ottima chimica anche con il resto del cast, rimanendo, però, sempre lui il punto di riferimento per lo spettatore. Suppongo che forse questo potrebbe essere l’unico problema di questo film, un rapporto poco equilibrato tra co-protagonisti, che forse la regia tende a enfatizzare piuttosto che far passare in background. Però è più che giusto rimarcare l’interpretazione di Mads, perché davvero favolosa, specialmente se andiamo a vedere l’ultima scena che, ripeto, è per me il più grande trionfo di vita mai messo sullo schermo.

Questo film rimarrà con me per un bel po’ di tempo, perché mi ha fatto riflettere molto sulle relazioni sociali, un tema molto importante di questo periodo, pur sempre mantenendo alti gli spiriti con degli astuti momenti di comicità. Le dark comedy non sono per tutti, ma se dovessi consigliarne una, “Druk” sarebbe sicuramente in cima alla lista.

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