Passa ai contenuti principali

Recensione Nomadland

 Film: Nomadland (2020)

Voto: 7.5/10

Regia: Chloé Zaho

Cast: Frances McDormand, David Strathairn, Linda May

Lingua: Inglese

“Home, is it just a word? Or is it something that you carry within you?”


“Nomadland” è il film che tutti hanno esaltato da subito come nuovo capolavoro cinematografico, conquistando premi su premi e ottenendo l’approvazione sia da parte della critica che da parte del pubblico. Ma, secondo me, la grandezza di questo film non sta tanto nella vera messa in scena, quanto nella realtà degli eventi che racconta, così vicini eppure così lontani a quelli che stiamo vivendo ora.

Ma andiamo con ordine: di cosa parla Nomadland? È la storia (basata su fatti realmente accaduti) di Fern (Frances McDormand), una donna che in seguito agli eventi della Grande Recessione e alla morte del marito, decide di mettere tutto nel suo furgone e partire alla scoperta del mondo intorno a lei. Diventerà così un “nomad”, una persona che segue uno stile di vita diverso dagli altri. Il tema più importante del film è infatti il lifestyle diverso da quello della massa: Fern è costantemente criticata dalle persone intorno a lei, anche quelle che le vogliono bene. La sua scelta di lasciare una vita sedentaria e noiosa non è compresa, per questo è chiamata “senzatetto” dai suoi amici, quando invece la realtà non potrebbe essere più diversa, poiché Fern ha un tetto, solo che è su due ruote pronto a esplorare nuovi orizzonti. Alla fine Fern cucina, dorme, vive come tutte le altre persone, quindi, oltre la senso di libertà conquistata, cosa la rende diversa?

Un buon paragrafo va dedicato alla cinematografia di questo film, caratterizzata dalle inquadrature lunghe e pensose di strade e tramonti: ci sono delle riprese davvero mozzafiato di Fern e del suo furgone on the road, con questi extreme long shots che riescono a farci comprendere, seppur per un secondo, l’immensità di questi spazi, la libertà che si respira. I tramonti osservati quando Fran si ferma ci danno invece una sensazione di tranquillità, grazie al contrasto dato dal blu con l’arancio e dal viola con il giallo. La ciliegina sulla torta di queste sequenze è ovviamente la musica di Ludovico Einaudi di sottofondo, che ci aiuta a perderci in questi frame di pura bellezza.

I miei problemi con Nomadland non hanno a che fare con il film in sé stesso, quanto con il fatto che non sono riuscita a connettermi quanto avrei voluto: questo film è stato caratterizzato per me dall’hype, poiché ho sentito tutti quanti esaltare “Nomadland” e una volta informatami sulla trama pensavo di aver trovato un novello “Into The Wild” (film che personalmente adoro). Tutto questa aspettativa mi ha fatto godere molto di meno il film, poiché conclusa la visione, nonostante fosse un bel film, non riuscivo a fare a meno di pensare “Tutto qui?”. Forse è perché non conosco bene la situazione post-Grande Recessione, forse sono troppo giovane e non ero davvero il target per questo film. Lo saprò per certo in un paio d’anni, quando darò un’altra visione.

Per concludere, posso capire perché “Nomadland” meriti i premi che ha preso: ha capito la situazione in cui ci troviamo. Siamo in un periodo storico in cui non possiamo uscire da queste quattro mura, il tetto sulle nostre teste sta diventando sempre più pesante, abbiamo bisogno di uscire, ma non ricordiamo come si fa. Questo film è una ventata d’aria fresca, racconta le emozioni che non proviamo da tempo: quelle di un’anima in movimento perpetuo, di una storia senza limiti alle nostre libertà, di una strada che continua. Una volta finito questo periodo, penso che vorremo fare tutti come Fran, prendere il furgone, la macchina, la bici o chissà cosa e riscoprire una vita a contatto con la natura, vissuta in piena libertà.

Commenti

Post popolari in questo blog

Una riflessione (che nessuno ha chiesto) sulla bellezza intrinseca di Top Gun: Maverick

Poco tempo fa ho visto Top Gun: Maverick , e mi è piaciuto. Molto anche. L'ho trovato un film solido, capace di alternare momenti delicati e sottili a momenti di sorprendente intensità. Ma a quanto pare la mia non risulta un'opinione condivisa: ho visto il web pullulare di odio nei confronti di questo film, per il semplice motivo di… Esistere? Parliamoci chiaro, io sono la prima persona che dice "Solo perché possiamo fare una cosa, non vuol dire che la dobbiamo fare", ma Top Gun: Maverick non ha bisogno di giustificare la sua esistenza, nella mia opinione questo film ha pieno diritto a un posto di fianco a tutti gli altri film usciti nel 2022, non solo per l'eccellenza tecnica raggiunta nel film (una regia e un montaggio forse unici nel loro genere e in senso positivo) ma anche perché abbiamo ancora bisogno di film che ci ricordino cosa sia lo storytelling lineare, semplice e concreto. In questa mia riflessione, che non mi sento di chiamare recensione, perché è

Recensione Crouching Tiger, Hidden Dragon

Film: Crouching Tiger, Hidden Dragon (2000). Voto: 9/10. Regia: Ang Lee. Cast: Chow Yun-fat, Michelle Yeoh, Zhang Ziyi Lingua: Cinese “Fighters have rules, too. Friendship, trust, integrity. Always keep your promise.” Negli ultimi tempi ho iniziato ad apprezzare molto di più il cinema orientale rispetto a quello occidentale, e questo film, tradotto malamente con “ La Tigre e il Dragone ” in italiano, ha contribuito a questo apprezzamento. La padronanza del colore (che vedremo espressa al massimo in “ Hero ”), le delicate coreografie di lotta che prenderà poi in prestito “ Matrix ”, la versatilità del maestro Ang Lee, che è riuscito a passare con facilità dal dirigere “ Ragione e Sentimento ” a creare questo capolavoro del genere wuxia . Insomma, “ Crouching Tiger, Hidden Dragon ” è una pietra miliare del cinema, su cui si sono basati i registi degli ultimi 20 anni. Il film è tratto dal libro omonimo, che non era tuttavia il primo della saga. Incontriamo infatti i nostri pro

Recensione Parasite

  Film : Parasite (2019). Voto: 9/10 Regia : Bong Joon-Ho. Cast : Song Kang-ho, Lee Sun-kyun, Cho Yeo-jeong, Choi Woo-shik, Park So-dam, Jang Hye-jin, Lee Jung-eun. Lingua : Sud Coreano. “ Dobbiamo prendere il loro posto. I ricchi sono davvero dei fessi.” Questo film può essere definito un capolavoro del maestro Bong Joon-Ho, il quale gli è finalmente valso l’Oscar, riconoscimento ufficiale del suo talento. Il film affronta temi quali la lotta di classe e la scalata verso il potere, già visti in film di Joon-Ho come Snowpiercer . Parasite parla infatti dei Kim, una famiglia povera, composta da madre, padre, figlio e figlia, i quali vivono in un lurido seminterrato, senza possibilità di una vita migliore. La loro situazione è stagnante, senza via d’uscita, finchè a Ki-woo, il figlio, non si presenta una possibilità: dare ripetizioni d’inglese alla figlia della ricca famiglia   Park. Questo momento segna l’inizio di un’ascesa sociale per tutta la famiglia Kim, che verranno t